terça-feira, 5 de julho de 2011

† ILDEFONSO, Card. Arcivescovo: Nella storia della Chiesa, non ho mai trovato una persecuzione così vasta, così scientificamente perfida, così sanguinosa e crudele, come quella che da parte dei Marxisti oggi infierisce contro la Famiglia Cattolica e la sua Gerarchia.Scrivendo ciò, non vogliamo parlar male degli uomini. Più che da parte dei satelliti di Satana, l’odio e la guerra provengono dall’antico Dragone, il quale, giusta l’Apocalissi, osteggia: «Il resto della semenza della donna», ossia i figli della Vergine Immacolata e della Chiesa. Di qui la urgente necessità di riformare anzitutto la nostra vita, conformandola allo spirito del Santo Vangelo; quindi il bisogno di ricorrere all’aiuto di Colei che, debellatrice perpetua di Satana, viene salutata dalla tradizione ecclesiastica siccome Ausiliatrice dei Cristiani.

 


 

 

 


























DISCORSO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI CONVENUTI A ROMA PER LA BEATIFICAZIONE
DEL CARDINALE ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER
Aula Paolo VI - Lunedì, 13 maggio 1996


Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Fratelli e Sorelle nel Signore!
1.
Sono lieto di incontrarvi in questa occasione festosa ed insieme familiare, il giorno dopo la solenne Beatificazione del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Porgo a tutti il mio cordiale benvenuto. Saluto in modo particolare il vostro Arcivescovo, il Signor Cardinale Carlo Maria Martini, i Presuli presenti e, con loro, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, il Sindaco, le Autorità civili e tutti coloro che, in vario modo, hanno collaborato alla buona riuscita del vostro pellegrinaggio.

L’odierna circostanza vi offre l’opportunità di ritornare con grata memoria alla vita di colui che per 25 anni è stato amato e venerato Pastore della vostra Chiesa, sedendo sulla Cattedra episcopale che fu del santo patrono Ambrogio, del quale vi state preparando a celebrare solennemente il 16° centenario della morte, il 4 aprile del prossimo anno.
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2.
Del Card. Schuster tracciò un profilo incisivo il successore, l’allora Arcivescovo Giovanni Battista Montini, in occasione del suo ingresso nell’Arcidiocesi ambrosiana: "Noi, - disse - avidi di conforto e di speranza, rievochiamo ora la tutelare figura di lui, gracile e forte; assorto continuamente "nei pensieri contemplativi", ma rapido e sicuro a decifrare l’essenziale d’ogni scena esteriore; proteso sempre e frettoloso all’opera sua, ma sempre dolce e indulgente per ogni ricorso al suo consiglio e alla sua autorità; austero e libero". Il Beato Alfredo Ildefonso fu uomo "austero e libero" insieme, grazie alla profonda e solida spiritualità maturata alla scuola di san Benedetto, del quale assunse il programma: "Ora, labora et noli contristari". Sotto la guida del Beato Placido Riccardi, egli formò la propria vita come studente, novizio, monaco ed abate nel più genuino spirito benedettino. Col passare degli anni la preghiera divenne sempre più importante per lui, consentendogli di immergersi in quel Dio che solo poteva colmare la sua sete di amore. Quando era davanti al tabernacolo, il suo sguardo era come rapito. Da questa unione con il Signore egli traeva forza per sostenere la fatica da cui era scandita la sua giornata e dare il meglio di sé in ogni momento. Ebbe a scrivere: "Non vi è altra cosa su questa terra che attendere all’unione con Dio. Tutto il resto è nulla" (Schuster, Lettere dell’amicizia, 83).

Egli si distinse anche per un’intensa capacità di lavoro: ne è testimonianza la dedizione agli studi di storia e liturgia, che continuò a coltivare anche tra gli impegni incalzanti del ministero episcopale. Tutto avveniva in un clima di profonda serenità e gioia, atteggiamento interiore al quale egli, da vero figlio di san Benedetto, attribuiva un significato soprannaturale.
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3.
Sorge quasi naturale la domanda: come ha egli potuto conciliare attività e contemplazione e conservare un armonico equilibrio tra ansia apostolica e pace interiore? Ciò fu possibile perché egli riconobbe il primato di Cristo, al cui amore - secondo la massima della Regola - nulla si deve anteporre (cf. 4,21; 72,11). Si comprende allora l’ampio spazio da lui dato alla contemplazione e, in modo speciale, alla Liturgia e al Testo Sacro, la cui lettura assidua - la "lectio divina"! -non si stancava di raccomandare soprattutto ai sacerdoti e alle persone consacrate. Il programma di san Benedetto "Ora, labora et noli contristari" può essere assunto come traccia per interpretare il suo lungo ministero episcopale a servizio del popolo ambrosiano.

"Ora", innanzitutto: la preghiera intensa, diffusa nella giornata, nutrita di respiro ecclesiale divenne il fondamento del suo instancabile ministero. Il popolo, vedendolo pregare, sentiva di trovarsi di fronte ad un santo.

L’altro punto del programma era il benedettino "labora": il Beato Alfredo Ildefonso volle che la sua vita fosse consumata dallo zelo pastorale, espresso in molteplici forme e modalità. Ricordo le cinque visite pastorali alle numerose parrocchie della vasta Arcidiocesi milanese; la partecipazione alla Santa Messa Capitolare della Cattedrale in ogni domenica e solennità; i cinque sinodi diocesani; il concilio provinciale nono; i sinodi minori, celebrati quasi ogni anno; i congressi eucaristici, mariani, catechistici, liturgici, delle Confraternite del Santissimo Sacramento e degli Oratori, vere testimonianze corali di fede; la celebrazione di particolari centenari, mezzo per appropriate catechesi; la presenza ovunque ci fosse da consolare o da portare aiuto, anche mediante concrete iniziative caritative ed assistenziali, soprattutto, ma non solo, durante il secondo conflitto mondiale, per la cui conclusione si adoperò con fiducioso coraggio e cristiana pietà; la costruzione di parecchie nuove chiese, per le necessità religiose sempre crescenti del popolo di Dio.

Sostenitore convinto del ruolo formativo degli oratori e della necessità dell’insegnamento della dottrina cristiana, volle che lo stesso zelo pastorale animasse il clero ed i laici, soprattutto coloro che appartenevano all’Azione Cattolica, da lui difesa con fermezza da ogni tentativo di ingerenza politica. Un’amorevole e vigile attenzione dedicò al Seminario diocesano, la cui sede principale di Venegono Inferiore, da lui voluta ed inaugurata, conserva con venerazione la stanza in cui concluse la sua vita terrena, stanza in cui anch’io ho avuto la grazia di sostare nel 1983.
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4.
Terzo elemento della sua spiritualità fu il "noli contristari": la gioia, la fiducia, la speranza, furono le componenti di un atteggiamento spirituale in lui così evidente da "contagiare" anche chi gli si avvicinava. Giunto al termine della sua laboriosa giornata terrena, scriveva ai giovani dell’Azione Cattolica: "Che dirvi, miei cari giovani, che già non vi ho detto? ... Dio ci benedica tutti e siate sempre ottimisti" ("Rivista Diocesana Milanese" 43 (1954), 269). Tutta la sua esistenza si potrebbe riassumere nell’immagine di un cammino verso la santità. Ai seminaristi, pochi giorni prima della sua pia morte, disse: "La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione; ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega" (Scritti del Card. A. Ildefonso Schuster, Venegono Inferiore, 1959, 25). Ed i funerali, ai quali il popolo milanese prese parte in massa con commosso raccoglimento, offrirono delle sue parole un’eloquente testimonianza.

Carissimi Fratelli e Sorelle, possa la Beatificazione di questo figlio di Roma e Pastore della Chiesa Ambrosiana costituire per voi e per l’intera vostra Comunità Arcidiocesana uno straordinario evento di gioia. Sia spinta a sempre più coraggioso rinnovamento spirituale, per il quale non vi mancherà certo l’intercessione del nuovo Beato.

Ritornando alla vostra terra, al vostro bel Duomo che ne custodisce le spoglie mortali, insieme a quelle del mio e vostro patrono san Carlo Borromeo, del Beato Andrea Carlo Ferrari e di altri santi Vescovi milanesi, partecipate a tutti la gioia sperimentata in questi giorni. Soprattutto imitate la vita, lo spirito di preghiera, l’amore generoso, lo zelo apostolico del Cardinale Schuster.

Con questi auspici, imparto di cuore a voi ed alla veneranda ed attiva Arcidiocesi Ambrosiana una speciale Benedizione Apostolica.


© Copyright 1996 - Libreria Editrice Vaticana 





A 50 anni dalla morte del beato Schuster
 
All'alba del 30 agosto 1954 moriva il beato Arcivescovo di Milano, card. Ildefonso Schuster.
Per sottolineare quest'importante anniversario, questa sera
(ore 18 a Venegono) il card. Tettamanzi presiederà una solenne concelebrazione.
Segnalo le belle pagine dedicate dal sito della
diocesi ambrosiana .





O Cristo, o Comunismo

Lettera pastorale nel sesto anniversario della morte di Pio XI di s. m.

X Febbraio MCMXLV
___________

 

Ai Ven. Parroci dell’Archidiocesi

I. – L’ambiente religioso degli stabilimenti industriali
Avrete sicuramente rilevato, o Ven. Fratelli, che, soprattutto in questi ultimi anni, le Supreme Autorità Ecclesiastiche, mentre si adoperavano a far riconoscere alla classe degli operai e dei lavoratori quei diritti al lavoro, al salario familiare, alla casa, alla proprietà che sono la necessaria tutela della loro libertà di Cristiani e di cittadini, si mostravano insieme giustamente preoccupate delle condizioni religiose e morali dei grandi stabilimenti in cui il lavoro agglomera giornalmente parecchie migliaia di persone d’ogni sesso ed età allontanandole dalla propria famiglia.
Confluiscono ogni mattina ai nostri grandi stabilimenti uomini, donne, ragazze e giovinetti.
Stanchi, esasperati dalle strettezze domestiche, sono costretti a star lontani dalla sposa e dai cari che essi non rivedono che la sera dopo il lavoro. Ingenui ragazzi tredicenni, ignare giovinette, debbono trascorrere tutti insieme la giornata lavorativa con adulti e con gente procace, esposti a tutti gli incentivi dell’età, del senso e della propaganda attivissima che vi vanno facendo le diverse fazioni che si sono assunte il triste compito di scristianizzare l’Italia per conto degli stranieri.

 

Statistiche e relazioni vanno d’accordo nel descriverci quegli enormi conglomerati umani siccome delle vere fucine di esplosivi. La propaganda irreligiosa là dentro, non solo è nemica alla Fede, contro la quale va ripetendo sempre e dovunque gli stessi spropositi contro Dio e la sua Provvidenza, contro la Verginità di Maria Immacolata, contro la missione della Chiesa, contro l’opera del Papa e del Clero ecc.; peggio ancora per la morale, là dentro, all’udire ed al vedere continuamente ciò che non si può vedere, si perde subito il senso stesso dell’onestà e della purezza, così ché sfacciatamente si ostenta anche da parte dei ragazzi la più orribile corruzione.
Aiutano questa propaganda irreligiosa albi e fotografie del vizio, importate d’oltre Alpe, stampe, fogli volanti, ecc., largamente diffusi fra gli operai, i quali non di rado vengono incitati al male dai loro stessi capi ufficio. In breve, al pari dei pagani di cui scriveva San Paolo ai Romani, là dentro la vita ha un semplice significato edonistico, e nulla più.
Il matrimonio cristiano con le sue alte finalità e con le sue leggi perpetue è una follia d’altri tempi e generazioni.

* * *

II. – Le dighe della religione
Contro questa corruzione nei grandi ambienti degli stabilimenti, da parte della Chiesa si è cercato anzitutto di opporre degli argini, istituendo soprattutto varie opere di assistenza religiosa e benefica negli stabilimenti medesimi.
La Compagnia di S: Paolo, i diversi Cappellani del lavoro, le Conferenze aziendali ed interne di S. Vincenzo de Paoli, gli zelatori, ossia i Raggi ( iniziativa dell’A.C. nelle fabbriche, nota mia) stessi, - come li dicono – istituiti e promossi fra i medesimi operai per trasformarli in altrettanti zelatori del pensiero cristiano fra i compagni di lavoro, dicono abbastanza delle sollecitudini della Chiesa di fronte al pericolo ed al danno spirituale delle anime. Quest’ultima istituzione dei Raggi si va sempre più allargando e dà degli ottimi risultati. (…)

VI. – I doveri dei «Padroni»
Il compito della Chiesa per il risanamento di codesti stabilimenti verrà molto facilitato il giorno in cui si potrà avere l’appoggio delle Pubbliche Autorità e la collaborazione dei direttori di codeste aziende industriali.
Se invece di preoccuparsi esclusivamente della produzione del guadagno, tutti i Padroni sentissero un po’ più il loro stretto dovere di procurare i veri interessi economici, morali e religiosi dei loro dipendenti, quegli ambienti di corruzione facilmente si trasformerebbero in altrettante cittadelle e roccheforti della Fede e della stessa ricchezza nazionale.
Basterebbe che i Padroni intronizzassero in casa loro Gesù Cristo ed esigessero che tutti i loro dipendenti lo rispettassero come Dio e Salvatore del genere umano.

* * *

VII. – Comunismo integrale e comunismo larvato
Oggi, tutti i governi si mostrano fortemente preoccupati del progresso che va facendo il comunismo nelle masse popolari.
Anche qui non conviene illudersi. Ora, sotto il nome di comunismo, non s’intende più semplicemente un sistema economico, ma si vede la semplice negazione di tutto intero l’ordine spirituale, tutto riducendo al trionfo della materia. Alla stessa Provvidenza si sostituisce ora il materialismo storico.
I diversi governi hanno fin qui creduto di poter opporre alla marea comunista una diga in grazia di tutto un sistema di leggi in favore del proletariato. L’intenzione può bensì essere degna d’encomio, ma il rimedio non è questo, perché non è questa la malattia di cui soffre oggi la società.
Oggi comunismo non significa più semplicemente un sistema economico, come ancora lo concepiscono parecchi credenti che tempo addietro vollero intitolarsi: Comunisti Cristiani.
Oggi il Comunismo integrale è essenzialmente un sistema religioso, che vuole distruggere i valori dello spirito in grazie del più puro ed assoluto materialismo. Dio, Patria e Famiglia nel sistema Comunista integrale non hanno più senso alcuno. L’anima del mondo è il materialismo storico.

*

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V
III. – O Cristo, o Comunismo
Per combattere questa speciale forma di occulto Satanismo, avversario non meno della Religione, che di tutte le Patrie, non c’è che Cristo. Egli solo può vincere Satana ed incatenarlo ai suoi piedi, come ce lo spiega Abacuc nel suo Cantico: (Deus) stetit et mensus est terram; ante faciem Eius ibit mors. Et egredietur diabolus ante pedes eius…
Le sole forze umane non bastano a trattenere l’avanzata travolgente del Comunismo. Forse, tra mezzo secolo apparirà ancora più evidente la natura essenzialmente religiosa della guerra che fin d’ora scuote il mondo: o Comunismo, o Cristo. Chi non vuole soccombere al materialismo assoluto, si schieri con Cristo vincitore.
«Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat». (…)

Milano, vigilia dell’apparizione della Madonna di Lourdes, 10 febbraio 1945

† ILDEFONSO, Card. Arcivescovo

(pardon ma ho riportato solo i passi utili per la mia tesi)



La persecuzione contro la Chiesa

Nella storia della Chiesa, non ho mai trovato una persecuzione così vasta, così scientificamente perfida, così sanguinosa e crudele, come quella che da parte dei Marxisti oggi infierisce contro la Famiglia Cattolica e la sua Gerarchia.

Tre Cardinali prigionieri, varie migliaia di Vescovi, di Sacerdoti, di sacre Vergini seviziati, massacrati, carcerati, condannati ai lavori forzati, o nei campi di concentramento: questo non lo si riscontra punto nelle storie delle antiche persecuzioni, perché era riservato agli odierni Titani, avversari di Dio e della sua Chiesa, di superare di molto i vecchi Erodi, Neroni, Diocleziani e Giuliani.

* * *

Scrivendo ciò, non vogliamo parlar male degli uomini.
Più che da parte dei satelliti di Satana, l’odio e la guerra provengono dall’antico Dragone, il quale, giusta l’Apocalissi, osteggia: «Il resto della semenza della donna», ossia i figli della Vergine Immacolata e della Chiesa.
Di qui la urgente necessità di riformare anzitutto la nostra vita, conformandola allo spirito del Santo Vangelo; quindi il bisogno di ricorrere all’aiuto di Colei che, debellatrice perpetua di Satana, viene salutata dalla tradizione ecclesiastica siccome Ausiliatrice dei Cristiani.

* * *

Mentre da ogni parte dell’Orbe insorgono nobili proteste contro l’odierna persecuzione, abbiamo risolto di dedicare a Maria Ausiliatrice uno dei futuri nuovi templi parrocchiali nella periferia di Milano, non troppo lungi dalla Fiera Campionaria.
È il proposito concepito testé a Torino nel nostro pellegrinaggio alla Basilica costruita da don Bosco a Valdocco. Quand’egli ne iniziò la fabbrica, consegnò al capomastro la somma di quarantacinque centesimi. Sarei troppo presuntuoso, se volessi sorpassarlo in generosità. Consegnerò quindi al futuro nuovo Preposto i cent. 45, pregando l’Ausiliatrice ad aggiungervi il resto.

Milano, nella festa della Maternità di Maria, 11 ottobre 1953.



Per una visione panoramica dell’odierno Cattolicismo

Discorso pronunciato in Duomo
la I domenica di Avvento MCMLIII

Negli scorsi giorni, fra l’ottava dei Santi, meditavo sopra una strofa dell’inno vespertino giusta il Breviario Romano:

«Gentem auferte perfidam
Credentium de finibus:
Ut Christo laudes debitas
Persolvemus aeterniter».

«Allontanate dalle regioni della
Cristianità tutti gli infedeli, per-
ché senza impedimento possiamo
Rendere a Cristo il debito culto».

Il carme data fin dal secolo IX, quando cioè si poteva ancor parlare d’una unica Cristianità, tuttochè allora fosse minacciata dai Saraceni. Il Vate perciò supplica, che dai confini d’Europa gl’Infedeli vengano ricacciati indietro, sino alloro paese d’origine, in Asia.

S’INDIETREGGIA

Paragono ora quelle condizioni della Cristianità medioevale colle odierne, e mi sent ouna stretta a lcuore, constatando come, dopo d’aver perduto gran parte dell’Oriente a cagione dell’Islam e dello Scisma, dal secolo XVI in poi la Chiesa Cattolica in Europa non abbai fatto che perdere- almeno geograficamente- altro terreno.
Queste perdite vengono parzialmente compensate dalle conquiste missionarie negli altri continenti; ma è ben poca cosa in paragone di ciò che non si ha più: soprattutto, se si considera che anche nelle nazioni che tuttora vengono denominate cristiane, in realtà, i veramente cattolici rappresentano una scarsa minoranza.
Penso, per esempio, alla Francia, dove dicono che in Parigi stessa i battezzati assommano a un milione; non dobbiamo neppure dimenticare le condizioni religiose della Spagna e della nostra Italia, dove in parecchie regioni l’anticlericalismo dapprima, indi il socialismo e poi il comunismo hanno fatto strage, soprattutto fra le classi popolari.
Quanta parte dell’Italica Gioventù oggi vien su senza nessun ideale! La Patria non la sentono più da dopo la guerra. Dio meno ancora, perché poco lo conoscono. Lo sport li interessa assi più del Vangelo e della bandiera tricolore.

LE SORTI DELLA D. C.

L’avvenire, politicamente parlando, non si prospetta migliore. Quando si ripensa che durante questi ultimi anni, il partito Comunista si è tuttavia ingrossato di circa due milioni d’adepti, c’è da temere che la robusta e ben equipaggiata organizzazione Russa si disponga ormai a nuove e più vaste conquiste nel vecchio e nel nuovo mondo.
Non conviene quindi farsi illusioni. Dopo l’antico straripamento dell’Islam sui vari stati asiatici e africani, la storia non conosce alcun altro movimento anticristiano più universale e più pericoloso dell’odierno Marxismo. Ce lo descriveva stamane, alla Messa, S: Paolo nell’Epistola ai fedeli di Tessalonica.
Le antiche eresie infatti, impugnavano questo o quel dogma particolare della Dottrina della Chiesa, appellandosi magari allo stesso Cristo, come fece appunto Lutero.
Il Comunismo invece, proclamando apertamente che qualsiasi forma di religione costituisce l’oppio del popolo – contra omne quo colitur, aut dicitur Deus… - vuol distruggere le stesse fondamenta di qualunque Fede, sia essa protestante, oppure cattolica.
Esso, come ben previde S. Paolo, si oppone semplicemente a tutto quello che è, o viene almeno concepito siccome divino «Θεον».

CONDIZIONI ANTITETICHE IN RUSSIA

È strano che una mentalità così spiccatamente occidentale, come è il materialismo marxista, abbia potuto affascinare degli asiatici, quali sono i Russi, più propensi al sentimento mistico dello spirituale, che alla fredda dialettica ed alla meccanica degli occidentali.
Per noi è un fenomeno non facilmente spiegabile: come mai una nazione d’oltre 200 milioni di sudditi asiatici sia diventata tutto ad una volta Bolscevica: a meno però che anche quelle masse gigantesche semplicemente subiscano il Comunismo dei capi, così come qualche anno fa il nostro popolo Italiano subiva il fenomeno e la mistica fascista. Ho dei motivi per ritenere, che anche per la Russa il sistema comunista costituisca una violenta imposizione dei capi, e che valga perciò anche là la nota legge: «Nil violentum durabile». Ciò che è violento non può durare.

MOLOCH CHE DIVORA I SUOI

Circa il Comunismo, mi piace di aggiungere qui un’altra osservazione. A differenza delle antiche eresie che oppugnavano questa a quella parte del patrimonio teologico cristiano, il sistema Marxista invece è totalitario, perché si propone di distruggere tutta addirittura l’attuale forma di civiltà così politica, che religiosa, economica ,artistica. In grazia della rivoluzione universale, dovrà sorgere un nuovo ordine sociale, fondato sul più integrale materialismo. Poco importa a Lenin che vengano immolati per il suo sistema oltre 15 milioni di vittime. Quei che restano goderanno i frutti di questo macello!
Negli ingranaggi di quella macchina infernale, tritacarne del diavolo, l’uomo si ridurrà allora ad una settantina circa di chilogrammi di materiale carneo, come appare fin d’oggi in Russia, tutto nello stato ateo, nulla fuori dello stato materialista. Montata una volta la macchina e messa in moto, non è più in potere di alcuno di arrestarne il corso.
Come vediamo dai giornali quotidiani, l’un dopo l’altro cadono i grande rappresentanti del sistema, ma il Comunismo rimane e procede spietatamente avanti, ameno che una grande rivoluzione ed una sanguinosa guerra non vengano bruscamente ad arrestarlo.
Gli stati satelliti invocano sventuratamente una rivoluzione ed una guerra liberatrice.

IL CLIMA DI COLTURA COMUNISTA

Si parla d’oltre 700 milioni di adepti al Marxismo Russo, e ci si richiede, come mai un sistema così antidemocratico abbai potuto affascinare le varie popolazioni?
Se ne accusa il pauperismo; ma, osservo, che i poveri ci sono sempre stati, e non per questo il mondo si era mai volto la Comunismo. La povertà odierna indubbiamente vi ha contribuito, ma disposata civilmente alla scristianizzazione delle masse.

PROFILASSI SOCIALE E CURA

La diagnosi del male ci mette ora sulla via per indagare i rimedi. Sono di due generi, spirituale ed economico.
A questi deve urgentemente provvedere lo Stato democratico cominciando dall’arginare la diffusione dell’epidemia, né più, né meno di quello che si fa in clima di contagio.
Quando – come finora – si lasciano liberi i Comunisti di lanciare ogni mattina al popolo circa un milione di copie dei loro quotidiani; quando un nome d’una erronea concezione della democrazia, si lascia libero il partito di congiurare e di organizzarsi non meno contro la Religione, che contro la Patria Italiana in servizio della Russia, riescono quasi inefficaci le molteplici provvidenze sociali del Governo e la stessa predicazione Evangelica della Chiesa.
Se si vuole arrestare d estinguere l’incendio, bisogna anzitutto impedire che altri vi getti su dei barili di benzina e di petrolio.
È così che si spiega come in questi ultimi cinque anni il partito comunista abbia potuto liberamente aumentare di circa due milioni di adepti.

* * *

Lascio ai competenti d’indicare le diverse provvidenze statali per combattere la disoccupazione, la crisi degli alloggi, l’opprimente urbanesimo ecc., la strapotenza dei grandi direttori delle aziende industriali, che possono arbitrariamente disporre della vita economica nazionale.
Certamente, il diritto di proprietà è uno dei fondamenti della società civile; ma la ricchezza ha pure essa la sua missione sociale, perché Dio ha creato il mondo per tutti i figli suoi, e non già per una ristretta classe di privilegiati.

L’APPORTO DELLA CHIESA PER LA SALVEZZA DELLO STATO CRISTIANO

Parallelamente alle provvidenze statali a combattere il pauperismo e le sue conseguenze comuniste, agisce la Chiesa, più che nel campo dell’assistenza misericordiosa nel quale è sempre a corto di mezzi, in quello formativo delle coscienze cristiane. «Princeps huius mundi eiicientur fora»…. È così che la Chiesa distrugge il regno delle tenebre, divenendo essa stessa luce del mondo.
A chi ben medita sul Vangelo delle Beatitudini, Gesù Cristo, pur invitando a venire a sé i poveri e gli affaticati della vita, non promette loro di arricchirli o di togliere loro da dosso la croce; ma concede semplicemente la grazia di portarla volentieri per amor suo, ripromettendo a suo tempo la ricompensa finale in cielo.
Già nel mondo, ci saranno sempre i martiri, perseguitati per l’Evangelio, ed i poveri. Non facciamoci delle illusioni.
L’opera della Chiesa nell’arginazione della marea comunista può massimamente consistere nell’educare le masse ad aspirare ed a meritare nell’eternità una vita migliore.
Senza questa certa speranza del cielo, il soggiorno in questa terra diverrebbe un inferno.

LE BARRICATE DELLA CRISTIANITA’

E vengo alla conclusione. Il momento è decisivo ed il pericolo è grave. A superarlo, l’azione separata così della Chiesa, come dello Stato non basterebbero punto. Si esige assolutamente la mutua collaborazione, pur conservando distinti i campi. Allo Stato, un’ottima legislazione democratica e le provvidenze sociali; alla Chiesa, invece, la missione evangelica di ammaestrare i popoli e di rieducarli a Civiltà Cristiana. Si tenga tuttavia conto, che trattasi di un’impresa essenzialmente soprannaturale, da compiersi colla Divina Grazia. Le energie naturali non sono da tanto.
Sacerdoti del Signore, che veggo adunati qui innanzi all’altare; questo è il vostro momento, come in altri tempi fu il momento di San Benedetto e di Gregorio Magno, che crearono il Medio Evo Cristiano.
Anche voi siete chiamati a creare ed a battezzare il nuovo secolo delle macchine, dei grattacieli, dell’energia, dell’energia nucleare, giusta quanto è detto nel Salmo XXI. Annunciabitur Domino generatio centura, populo qui nascetur…
Voi compirete questa grande missione, ormai tradizionale nella Chiesa, ma ad una condizione. Non basta che facciate da Apostoli. Si richeide invece che siate dei Santi Apostoli; ed allora varrà anche per voi la promessa evangelica: Qui credit in me, opera quae Ego facio, et ipse faciet, et maiora horum faciet».
Chi crede in me, compirà gli stessi prodigi che compio io; anzi, ne farà di maggiori».

Duomo di Milano, 15 novembre 1953. I Domenica di Avvento.

† ILDEFONSO, Card. Arc.
Per una visione panoramica dell’odierno Cattolicismo

Discorso pronunciato in Duomo
la I domenica di Avvento MCMLIII

Negli scorsi giorni, fra l’ottava dei Santi, meditavo sopra una strofa dell’inno vespertino giusta il Breviario Romano:

«Gentem auferte perfidam
Credentium de finibus:
Ut Christo laudes debitas
Persolvemus aeterniter».

«Allontanate dalle regioni della
Cristianità tutti gli infedeli, per-
ché senza impedimento possiamo
Rendere a Cristo il debito culto».

Il carme data fin dal secolo IX, quando cioè si poteva ancor parlare d’una unica Cristianità, tuttochè allora fosse minacciata dai Saraceni. Il Vate perciò supplica, che dai confini d’Europa gl’Infedeli vengano ricacciati indietro, sino alloro paese d’origine, in Asia.

S’INDIETREGGIA

Paragono ora quelle condizioni della Cristianità medioevale colle odierne, e mi sent ouna stretta a lcuore, constatando come, dopo d’aver perduto gran parte dell’Oriente a cagione dell’Islam e dello Scisma, dal secolo XVI in poi la Chiesa Cattolica in Europa non abbai fatto che perdere- almeno geograficamente- altro terreno.
Queste perdite vengono parzialmente compensate dalle conquiste missionarie negli altri continenti; ma è ben poca cosa in paragone di ciò che non si ha più: soprattutto, se si considera che anche nelle nazioni che tuttora vengono denominate cristiane, in realtà, i veramente cattolici rappresentano una scarsa minoranza.
Penso, per esempio, alla Francia, dove dicono che in Parigi stessa i battezzati assommano a un milione; non dobbiamo neppure dimenticare le condizioni religiose della Spagna e della nostra Italia, dove in parecchie regioni l’anticlericalismo dapprima, indi il socialismo e poi il comunismo hanno fatto strage, soprattutto fra le classi popolari.
Quanta parte dell’Italica Gioventù oggi vien su senza nessun ideale! La Patria non la sentono più da dopo la guerra. Dio meno ancora, perché poco lo conoscono. Lo sport li interessa assi più del Vangelo e della bandiera tricolore.

LE SORTI DELLA D. C.

L’avvenire, politicamente parlando, non si prospetta migliore. Quando si ripensa che durante questi ultimi anni, il partito Comunista si è tuttavia ingrossato di circa due milioni d’adepti, c’è da temere che la robusta e ben equipaggiata organizzazione Russa si disponga ormai a nuove e più vaste conquiste nel vecchio e nel nuovo mondo.
Non conviene quindi farsi illusioni. Dopo l’antico straripamento dell’Islam sui vari stati asiatici e africani, la storia non conosce alcun altro movimento anticristiano più universale e più pericoloso dell’odierno Marxismo. Ce lo descriveva stamane, alla Messa, S: Paolo nell’Epistola ai fedeli di Tessalonica.
Le antiche eresie infatti, impugnavano questo o quel dogma particolare della Dottrina della Chiesa, appellandosi magari allo stesso Cristo, come fece appunto Lutero.
Il Comunismo invece, proclamando apertamente che qualsiasi forma di religione costituisce l’oppio del popolo – contra omne quo colitur, aut dicitur Deus… - vuol distruggere le stesse fondamenta di qualunque Fede, sia essa protestante, oppure cattolica.
Esso, come ben previde S. Paolo, si oppone semplicemente a tutto quello che è, o viene almeno concepito siccome divino «Θεον».

CONDIZIONI ANTITETICHE IN RUSSIA

È strano che una mentalità così spiccatamente occidentale, come è il materialismo marxista, abbia potuto affascinare degli asiatici, quali sono i Russi, più propensi al sentimento mistico dello spirituale, che alla fredda dialettica ed alla meccanica degli occidentali.
Per noi è un fenomeno non facilmente spiegabile: come mai una nazione d’oltre 200 milioni di sudditi asiatici sia diventata tutto ad una volta Bolscevica: a meno però che anche quelle masse gigantesche semplicemente subiscano il Comunismo dei capi, così come qualche anno fa il nostro popolo Italiano subiva il fenomeno e la mistica fascista. Ho dei motivi per ritenere, che anche per la Russa il sistema comunista costituisca una violenta imposizione dei capi, e che valga perciò anche là la nota legge: «Nil violentum durabile». Ciò che è violento non può durare.

MOLOCH CHE DIVORA I SUOI

Circa il Comunismo, mi piace di aggiungere qui un’altra osservazione. A differenza delle antiche eresie che oppugnavano questa a quella parte del patrimonio teologico cristiano, il sistema Marxista invece è totalitario, perché si propone di distruggere tutta addirittura l’attuale forma di civiltà così politica, che religiosa, economica ,artistica. In grazia della rivoluzione universale, dovrà sorgere un nuovo ordine sociale, fondato sul più integrale materialismo. Poco importa a Lenin che vengano immolati per il suo sistema oltre 15 milioni di vittime. Quei che restano goderanno i frutti di questo macello!
Negli ingranaggi di quella macchina infernale, tritacarne del diavolo, l’uomo si ridurrà allora ad una settantina circa di chilogrammi di materiale carneo, come appare fin d’oggi in Russia, tutto nello stato ateo, nulla fuori dello stato materialista. Montata una volta la macchina e messa in moto, non è più in potere di alcuno di arrestarne il corso.
Come vediamo dai giornali quotidiani, l’un dopo l’altro cadono i grande rappresentanti del sistema, ma il Comunismo rimane e procede spietatamente avanti, ameno che una grande rivoluzione ed una sanguinosa guerra non vengano bruscamente ad arrestarlo.
Gli stati satelliti invocano sventuratamente una rivoluzione ed una guerra liberatrice.

IL CLIMA DI COLTURA COMUNISTA

Si parla d’oltre 700 milioni di adepti al Marxismo Russo, e ci si richiede, come mai un sistema così antidemocratico abbai potuto affascinare le varie popolazioni?
Se ne accusa il pauperismo; ma, osservo, che i poveri ci sono sempre stati, e non per questo il mondo si era mai volto la Comunismo. La povertà odierna indubbiamente vi ha contribuito, ma disposata civilmente alla scristianizzazione delle masse.

PROFILASSI SOCIALE E CURA

La diagnosi del male ci mette ora sulla via per indagare i rimedi. Sono di due generi, spirituale ed economico.
A questi deve urgentemente provvedere lo Stato democratico cominciando dall’arginare la diffusione dell’epidemia, né più, né meno di quello che si fa in clima di contagio.
Quando – come finora – si lasciano liberi i Comunisti di lanciare ogni mattina al popolo circa un milione di copie dei loro quotidiani; quando un nome d’una erronea concezione della democrazia, si lascia libero il partito di congiurare e di organizzarsi non meno contro la Religione, che contro la Patria Italiana in servizio della Russia, riescono quasi inefficaci le molteplici provvidenze sociali del Governo e la stessa predicazione Evangelica della Chiesa.
Se si vuole arrestare d estinguere l’incendio, bisogna anzitutto impedire che altri vi getti su dei barili di benzina e di petrolio.
È così che si spiega come in questi ultimi cinque anni il partito comunista abbia potuto liberamente aumentare di circa due milioni di adepti.

* * *

Lascio ai competenti d’indicare le diverse provvidenze statali per combattere la disoccupazione, la crisi degli alloggi, l’opprimente urbanesimo ecc., la strapotenza dei grandi direttori delle aziende industriali, che possono arbitrariamente disporre della vita economica nazionale.
Certamente, il diritto di proprietà è uno dei fondamenti della società civile; ma la ricchezza ha pure essa la sua missione sociale, perché Dio ha creato il mondo per tutti i figli suoi, e non già per una ristretta classe di privilegiati.

L’APPORTO DELLA CHIESA PER LA SALVEZZA DELLO STATO CRISTIANO

Parallelamente alle provvidenze statali a combattere il pauperismo e le sue conseguenze comuniste, agisce la Chiesa, più che nel campo dell’assistenza misericordiosa nel quale è sempre a corto di mezzi, in quello formativo delle coscienze cristiane. «Princeps huius mundi eiicientur fora»…. È così che la Chiesa distrugge il regno delle tenebre, divenendo essa stessa luce del mondo.
A chi ben medita sul Vangelo delle Beatitudini, Gesù Cristo, pur invitando a venire a sé i poveri e gli affaticati della vita, non promette loro di arricchirli o di togliere loro da dosso la croce; ma concede semplicemente la grazia di portarla volentieri per amor suo, ripromettendo a suo tempo la ricompensa finale in cielo.
Già nel mondo, ci saranno sempre i martiri, perseguitati per l’Evangelio, ed i poveri. Non facciamoci delle illusioni.
L’opera della Chiesa nell’arginazione della marea comunista può massimamente consistere nell’educare le masse ad aspirare ed a meritare nell’eternità una vita migliore.
Senza questa certa speranza del cielo, il soggiorno in questa terra diverrebbe un inferno.

LE BARRICATE DELLA CRISTIANITA’

E vengo alla conclusione. Il momento è decisivo ed il pericolo è grave. A superarlo, l’azione separata così della Chiesa, come dello Stato non basterebbero punto. Si esige assolutamente la mutua collaborazione, pur conservando distinti i campi. Allo Stato, un’ottima legislazione democratica e le provvidenze sociali; alla Chiesa, invece, la missione evangelica di ammaestrare i popoli e di rieducarli a Civiltà Cristiana. Si tenga tuttavia conto, che trattasi di un’impresa essenzialmente soprannaturale, da compiersi colla Divina Grazia. Le energie naturali non sono da tanto.
Sacerdoti del Signore, che veggo adunati qui innanzi all’altare; questo è il vostro momento, come in altri tempi fu il momento di San Benedetto e di Gregorio Magno, che crearono il Medio Evo Cristiano.
Anche voi siete chiamati a creare ed a battezzare il nuovo secolo delle macchine, dei grattacieli, dell’energia, dell’energia nucleare, giusta quanto è detto nel Salmo XXI. Annunciabitur Domino generatio centura, populo qui nascetur…
Voi compirete questa grande missione, ormai tradizionale nella Chiesa, ma ad una condizione. Non basta che facciate da Apostoli. Si richeide invece che siate dei Santi Apostoli; ed allora varrà anche per voi la promessa evangelica: Qui credit in me, opera quae Ego facio, et ipse faciet, et maiora horum faciet».
Chi crede in me, compirà gli stessi prodigi che compio io; anzi, ne farà di maggiori».

Duomo di Milano, 15 novembre 1953. I Domenica di Avvento.

† ILDEFONSO, Card. Arc.



Condannare l’errore ma amare i fratelli

Al Rev. Sig. Can. D. Carlo Martani, Ass. Diocesano, e all’Ill. Sig. Giovanni M. dei Marchesi Cornaggia Medici, presidente diocesano dell’Azione Cattolica

Il processo contro l’Arcivescovo di Strigonia, così disponendo Dio, va diventando il processo contro il Comunismo stesso innanzi all’Areopago delle Nazioni inorridite.
Oramai, anche quelli che in buona fede opinavano di poter distinguere tra il contenuto economico e quello religioso del materialismo marxista, hanno dovuto convincersi che quel sistema forma tutto un blocco dottrinale omogeneo e coerente, che non ammette fermate a mezza strada. Rinnegati Dio e i valori spirituali, non esistono neppure dei valori morali, né diritti di sporta come pei popoli, così per gli individui. Ciò che conta è solo la forza bruta che deve dominare il cosmo.
È stato osservato, che la propaganda rossa ha potuto meglio far presa nelle campagne, in proporzione dell’ignoranza delle donne e dei contadini. Di fronte però ai fatti di questi giorni, anche quelli che hanno votato per i rossi sentono ormai la responsabilità di un tale voto, e giustificano il giudizio della Chiesa, a riguardo della loro assoluzione sacramentale.

In mezzo a questa ondata internazionale di sdegno contro il Comunismo, sentiamo tuttavia il dovere di ricordare ai fedeli con le parole stesse del Patriarca San Benedetto il genuino pensiero della Cattolica Chiesa: «Oderit vitia, diligat fratres», «Riprovi l’errore, ami i fratelli».

Anche quando la Chiesa condanna l’errore, lo fa per amore del fratello, come fa appunto il bravo medico quando combatte il morbo per amore dell’infermo e per salvarlo.

La Russia non si identifica punto col Comunismo, il quale anzi male si adatta al carattere religiosamente mistico dell’anima Slava, sospinta a Dio più dal cuore che dalla dialettica di altri popoli.

La Chiesa quindi intensamente ama la Russia ed i popoli Orientali, che riguarda siccome figli geograficamente lontani, ma che conservano pressoché intatto l’avito patrimonio religioso, e domani potranno arrecare un notevole apporto di religiosità in seno al Cristianesimo.
Oggi, la Radio deve parlar male del Vaticano; in Chiesa tuttavia i loro stessi Metropoliti e sacerdoti esaltano Pietro e Paolo siccome i Corifei degli Apostoli, e proclamano i Papi Silvestro, Leone, Gregorio, Martino, ecc. quali degni eredi di Pietro e della sua Missione Universale. Strano sdoppiamento di coscienza.
L’esercito crociato contro le forze del male

Discorso pronunciato dall’Em.mo Card. Schuster all’Arco della Pace il 5 giugno 1949

Il Patriarca Giacobbe, dopo una intera notata trascorsa in mistica lotta con un Angelo, giunto ormai al mattino gli disse: «Tu vuoi andartene? Ebbene, non ti lascerò partire, se prima non mi avrai lasciato la tua benedizione».
Così diciamo noi pure alla Vergine Pellegrina che sta per entrare nel vicino Carmelo.

Sono ben dieci anni, o Vergine Pellegrina, che questo buon popolo ambrosiano si stringe a Te d’intorno e Ti segue ovunque ti rechi.
Cominciamo nel lontano 1940 colla Crociata Mariana del S. Rosario e col Album d’Oro che poi deponemmo sulla guglia del Duomo ai piedi della Madonnina, perché la Vergine Liberatrice preservasse dallo sterminio la Metropoli e la Regione Lombarda. Lo ricordi, o Madre? Ricordi ancora quella colomba che ci inviasti al Tuo altare in Duomo il dì 8 dicembre 1944?
Nella seguente primavera del 1945, mentre il cielo di Milano diveniva sempre più fosco, e la Metropoli, per decreto dei Capi, doveva mutarsi in un ben congegnato sistema di fortini, all’improvviso spuntò in cielo l’iride della Pace e il 26 aprile 1945, festa della Madonna del Buon Consiglio, le campane delle nostre Chiese annunziarono la nostra liberazione dall’esercito straniero, dalla Croce uncinata.

Incominciò allora, come rito di ringraziamento, quella che venne popolarmente chiamata la peregrinatio Mariana della Vergine Pellegrina. Durante questo biennio, Tu, o Maria, ripercorresti, l’una dopo l’altra, tutte le nostre parrocchie, dai confini Svizzeri al Ticino; osservasti le nostre miserie, piangesti i nostri assenti dietro la cortina di acciaio, deplorasti i nostri morti, accogliesti i nostri voti, compiangesti i nostri pericoli.
«Che meraviglia,- ha detto un giorno il Signore agli Apostoli nel Cenacolo- che meraviglia, se perseguiteranno voi, dal momento che hanno perseguitato ancor me vostro Maestro e mi hanno mandato a morte?»
In quest’odio del mondo contro il cielo, non si ha avuto riguardo neppure alla madre…
«Noi colle bombe la manderemo all’ospedale» si disse un giorno da un gruppo di figli ingrati. Purtroppo vi riuscirono.
Ti venne spezzato un braccio; e mentre il sangue di fanciulle innocenti macchiò la tua candida tunica, una trentina di esse dovettero venir ricoverate nell’ospedale di Magenta. Il popolo le salutò quelle care bambine: le martiri della Madonna.

La lotta già descritta dal tuo primo figlio ed Evangelista Giovanni nella Divina Apocalisse tra la Donna redimita di dodici stelle ed il dragone infernale, si fa sempre più serrata e decisiva. Non esistono mezzi termini; non sono possibili le transazioni. La lotta è corpo a corpo.
Contro il canto della Fede: «Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat» si eleva dall’opposto settore un altro grido blasfemo: «Non est Deus. Abbasso Dio, viva il marxismo materialista incarnato nello Stato ateo».
Questi tentano ormai di soggiogare tutta quanta la terra, dal momento che per questo rinunziano ai valori dello spirito ed al cielo.
I Tuoi fedeli, invece, Vergine, tropo deboli di fronte al tremendo schieramento avversario, ripetono col pastorello David innanzi al gigante Golia: «Tu vieni contro di me colle armi della tua possanza materiale. Io invece mi ti presento, confidando nel nome del Signore».
L’esito della lotta non può esser dubbio, dal momento che il Cristo l’ha promesso al maggior Piero: «Le potenze dell’Averno non prevarranno mai contro la Chiesa».

Anche noi, o Vergine Liberatrice, confidiamo nel nome del Dio degli Eserciti e nella tua materna protezione.
Questa notte in Duomo abbiamo confermato il patto che stringe a Te d’intorno tutto l’esercito Crociato dei tuoi figli. L’intera Archidiocesi Ambrosiana Ti si riconsacra.
Su quel sacro patto e sulle tue falangi, o Maria, invochiamo la tua materna benedizione.
A ben rivederci, o Madre, di qui a venticinque anni, o sulla terra tra i tuoi militi, o sicuramente in cielo. Amen.


Dal sito SANTI E BEATI:

Beato Alfredo Ildefonso Schuster Cardinale arcivescovo di Milano

30 agosto

Roma, 18 gennaio 1880 - Venegono, Varese, 30 agosto 1954

Nacque a Roma il 18 gennaio 1880, divenne monaco esemplare e, il 19 marzo 1904, venne ordinato sacerdote nella basilica di San Giovanni in Laterano. Gli furono affidati incarichi gravosi, che manifestavano però la stima e la fiducia nei suoi confronti. A soli 28 anni era maestro dei novizi, poi procuratore generale della Congregazione cassinese, poi priore claustrale e infine abate ordinario di San Paolo fuori le mura. L'amore per lo studio, che fanno di lui un vero figlio di san Benedetto, non verrà meno a causa dei suoi impegni che sempre più occuperanno il suo tempo e il suo ministero. Grande infatti fu la sua passione per l'archeologia, l'arte sacra, la storia monastica e liturgica. Il 15 luglio1929 fu creato cardinale da papa Pio XI e il 21 luglio fu consacrato arcivescovo di Milano nella suggestiva cornice della Cappella Sistina. Ebbe inizio così il suo ministero di vescovo nella Chiesa ambrosiana fino al 30 agosto 1954, data della sua morte, avvenuta presso il seminario di Venegono, da lui fatto costruire come un'abbazia in cima ad un colle. Fu proclamato beato da Giovanni Paolo II il 12 maggio 1996. (Avvenire)

Etimologia: Alfredo = consiglio degli elfi, spiriti, dal tedesco

Emblema: Bastone pastorale

E' presente nel Martirologio Romano. A Venegono vicino a Varese, transito del beato Alfredo Ildefonso Schuster, vescovo, che, da abate di San Paolo di Roma elevato alla sede di Milano, uomo di mirabile sapienza e dottrina, svolse con grande sollecitudine l’ufficio di pastore per il bene del suo popolo.

Nato a Roma il 18 gennaio 1880 da Giovanni, caposarto degli zuavi pontifici, e da Maria Anna Tutzer, fu battezzato il 20 gennaio. Rimasto all’età di undici anni orfano di padre, e viste le sue doti per studio e la sua pietà, fu fatto entrare dal barone Pfiffer d’Altishofen nello studentato di S. Paolo fuori le mura. Ebbe come maestri il Beato Placido Riccardi e don Bonifacio Oslander che l’educarono alla preghiera , all’ascesi e allo studio (si laureò in filosofia al Collegio Pontificio di Sant’Anselmo a Roma).
Fu monaco esemplare e il 19 marzo 1904 venne ordinato sacerdote in San Giovanni in Laterano. Gli furono affidati incarichi gravosi, che manifestavano però in se la stima e la fiducia nei suoi confronti. A soli 28 anni era maestro dei novizi, poi procuratore generale della Congregazione Cassinese, successivamente priore claustrale e infine abate ordinario di San Paolo fuori le mura (1918). L’amore per lo studio, che fanno di lui un vero figlio di San Benedetto, non verrà meno a causa dei suoi innumerevoli impegni che sempre più occuperanno il suo tempo e il suo ministero. Grande infatti fu la sua passione per l’archeologia, l’arte sacra, la storia monastica e liturgica.
Gli infiniti impegni lo porteranno dalla cattedra di insegnante alla visita, come Visitatore Apostolico, dei Seminari. Il 26 giugno 1929 fu nominato da papa Pio XI arcivescovo di Milano; il 15 luglio lo nomina cardinale e il 21 luglio lo consacra vescovo nella suggestiva cornice della Cappella Sistina. Ebbe inizio così il suo ministero di vescovo nella Chiesa Ambrosiana. Prese come modello il suo predecessore il Santo vescovo Carlo Borromeo e di lui imitò anzitutto lo zelo nel difendere la purezza della fede, nel promuovere la salvezza delle anime, incrementandone la pietà attraverso la vita sacramentale e la conoscenza della dottrine cristiana. A testimonianza di ciò sono le numerose lettere al clero e al popolo, le assidue visite pastorali, le minuziose e dettagliate prescrizioni specialmente in ordine al decoro del culto divino, i frequenti sinodi diocesani e i due congressi eucaristici. La sua presenza tra il popolo fu continua e costante. Per questo non mancò mai ai riti festivi in Duomo, moltiplicò le consacrazioni di chiese e altari, le traslazioni di sacre reliquie, eccetera. Allo stremo delle forze si era lasciato persuadere dai medici di trascorrere un periodo di riposo. Scelse come luogo il seminario di Venegono, da lui fatto costruire come un’abbazia in cima ad un colle, mistica cittadella di preghiera e studio.
Qui si spense il 30 agosto 1954 congedandosi dai suoi seminaristi con queste parole: “ Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Ricordate le folle intorno alla bara di don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi. ha paura, invece, della nostra santità”.
Pochi giorni dopo, l’impressionante corteo che accompagnava la salma del cardinale Schuster da Venegono a Milano confermava che “ quando passa un Santo, tutti accorrono al suo passaggio”. Il processo di beatificazione ebbe inizio nel 1957 e si concluse nel 1995 con l’approvazione del miracolo ottenuto per sua intercessione: la guarigione di suor Maria Emilia Brusati, da glaucoma bilaterale. La proclamazione solenne di beatificazione è del 12 maggio 1996. La memoria liturgica è il 30 agosto.

Bibliografia

- Lecisotti, Il Cardinale Schuster, 2 voll., Abbazia di Viboldone
- Beltrame Quattrocchi, Al di sopra dei gagliardetti..., Marietti
- Suor Amalia, Schuster. Racconti come fioretti, Istituto di Propaganda Libraria.
- Majo, Schuster. Una vita per Milano, NED
- Schuster, Al diletto popolo..., EP
- Schuster, La nostalgia del chiostro..., Piemme
- Apeciti, Ciò che conta è amare..., ITL Centro Ambrosiano.

PREGHIERA

Padre origine di ogni bene, noi ti lodiamo e ti ringraziamo perché nel beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster ci hai donato e fatto conoscere un pastore mansueto e infaticabile, uomo “tutto preghiera”, testimone della pace che tu solo sai donare.
Signore Gesù, Figlio di Dio, tu sei stato per il cardinal Schuster modello di vita:
per tuo amore fu servo appassionato di tutti, consumando ogni giorno della sua esistenza perché ciascuno potesse trovare te, Signore della vita, della pace e della gioia. Il suo esempio ci stimoli e la sua preghiera ci accompagni , perché anche noi doniamo la vita al servizio di ogni essere umano.
Spirito dell’amore, che ci rendi santi, concedici di raccogliere il suo invito alla santità. Rendici capaci, come lui lo è stato, di amare i poveri, i dimenticati, i perseguitati; donaci la forza di dialogare con tutti, con la fiducia di scoprire in ogni cuore il seme germogliante del tuo amore. Amen.

Autore: Don Marco Grenci


fonte:http://cromatianum.splinder.com/post/16207454/Beato+Ildefonso+Car.+Shuster

1 comentário:

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